Mostre / Confini soggettivi (Galleria Il Chiasso Perduto, Firenze, 2019)

Una volta qualcuno mi disse : “lei per dipingere un luogo ha bisogno di possederlo”. Quella che mi sembrò una sentenza incomprensibile, ho capito solo molti anni dopo quanto fosse vera.
È proprio così. Per dipingere qualcosa devo farla mia. La fotografia non mi è mai bastata, non ci vedo niente attraverso. Per dipingere un luogo devo entrarci dentro: passeggiarci, starci, sentirne gli odori, i suoni; conoscerlo attraverso gli oggetti e le persone che lo abitano. Disegno, fermo su carta e nella testa visioni, linee, luci e ombre. Registro, raccolgo il materiale visivo di cui ho bisogno per poi smontarlo, ricostruirlo e raccontarlo a parole mie. Gli oggetti che abitano un luogo mi svelano storie di chi quel luogo lo vive o la ha vissuto ed è qui che sento l’urgenza di dipingere: per raccontare storie, storie di Bellezza e di misteriosa esistenza della vita quotidiana.
La copia della realtà fine a se stessa non mi interessa, il dato reale è solo il punto di partenza di un profondo processo creativo che conduce in una realtà ribaltata, inventata, deformata, ma per me più vera del Vero.